Il bicarbonato di potassio, conosciuto anche con il nome idrogenocarbonato di potassio o carbonato monopotassico è un sale di potassio ricavato dall’acido carbonico di origine inorganica.

Non è pericoloso per l’ambiente né per gli esseri viventi, non è tossico e si presenta come una polvere cristallina del tutto inodore, solubile in acqua.

I suoi utilizzi sono molteplici, da quello farmaceutico all’enologia fino all’industria alimentare, tuttavia l’ambito che lo vede maggiormente protagonista è senza dubbio quello agricolo.

A cosa serve il carbonato di potassio in agricoltura?

Il bicarbonato di potassio è molto usato in agricoltura biologica come fungicida (si può acquistare qui), in quanto riesce a proteggere le piante da molte malattie agendo proprio sulla lamina delle foglie, sia che si tratti di alberi da frutto, piante di vite o ortaggi.

Il bicarbonato di potassio ha un PH basico, per questo può essere utilizzato con estrema sicurezza e manovrato dall’uomo senza rischio di cancerogenicità e neurotossicità. Ecco che può essere acquistato senza patentino fitosanitario ed il suo utilizzo è consentito dalle regolamentazioni agricole anche per l’uso privato.

La sua peculiarità è quella di aumentare il PH a contatto con le foglie, arrivando fino a valori di circa 6.5, che rendono la pianta particolarmente inospitale per i patogeni fungini. Poiché la sua azione è pressoché immediata, il bicarbonato monopotassico è molto utilizzato anche quando la malattia è agli stadi iniziali come prodotto curativo in grado di ripristinare le normali caratteristiche fisiologiche.

Il bicarbonato di potassio non è quindi solo usato a livello preventivo, ma anche proprio per curare orti, frutteti e siepi in cui è già stata riscontrata la proliferazione del fungo, così da aumentarne le difese naturali.

Non solo i professionisti del settore fanno uso di bicarbonato di potassio ma, anche, hobbisti e gli aspiranti pollici verdi, in quanto questo sale è in grado di prevenire malattie di diversa origine, rappresentando un valido prodotto da utilizzare in via preventiva non solo con azione antifungina.

Tra le varie malattie che il bicarbonato di potassio riesce a debellare, si ricordano la bolla del pesco, la botrite, la muffa grigia, la ticchiolatura tipica della vite e del pomodoro, la monilia, molto diffusa nei ciliegi, mandorli e susini, e l’oidio, che attacca soprattutto le cucurbitacee (zucca, melone, cocomero, zucchina e cetriolo).

Il bicarbonato di potassio nell’enologia

Un atro settore agricolo in cui il carbonato monopotassico è molto impiegato è quello enologico: aggiunto al vino o al mosto, il sale crea una reazione con l‘acido tartarico e si trasforma in un correttore di acidità, che permette di ammorbidire il vino, rendendolo più piacevole e armonico.

Consigli pratici sull’utilizzo del carbonato di potassio

Per l’uso agricolo, il carbonato monopotassico deve essere sciolto in acqua e, solo successivamente il composto ottenuto andrà applicato direttamente sulla pianta. Questo sale è molto solubile, quindi sarà sufficiente una piccola parte di acqua per avere un composto omogeneo: si calcola, infatti, che soli 100g di acqua sono in grado di sciogliere ben 33g di bicarbonato di potassio.

È consigliabile effettuare l’applicazione sulla pianta nelle ore serali, evitando del tutto la diretta esposizione del sale al sole, specialmente quando le temperature superano i 35°. Il buio permette una maggiore permanenza del composto sulla pianta, garantendo un effetto curativo assai maggiore rispetto ad un trattamento svolto durante il corso della giornata.

Nel caso in cui, cominciasse a piovere a poche ore di distanza dall’applicazione, vista l’elevata solubilità del bicarbonato di potassio, sarà bene ripetere il trattamento il prima possibile per non vanificare i risultati.

Le stagioni migliori per l’utilizzo del carbonato monopotassico sono la primavera e l’autunno, o comunque nei periodi dell’anno più miti, quando né il troppo freddo né l’eccessivo caldo potrebbero alterarne l’efficacia.

È consigliabile inoltre non eccedere con il numero di applicazioni, in quanto troppi trattamenti potrebbero alla lunga andare a modificare sensibilmente il PH del terreno, con conseguenze dannose sull’assorbimento ottimale dei minerali, primo fra tutti il calcio per i terreni acidi.