Da Davide Zaccaria

Foto di Davide Zaccaria

La rivista scientifica International Journal of Ecosystems and Ecology Sciences (IJEES)  ha da poco pubblicato unlavoro dal titolo Economic, Environmental and Energy Assessment of the Turin-Lyon High-speed Rail, prodotto da un gruppo di esperti nei campi dell’ecologia e dell’economia dei trasporti dei politecnici di Milano e Torino, dell’Università Parthenope di Napoli, della University of California e della Società Meteorologica Italiana.

Queste pubblicazioni sono molto utili per valutare un progetto da un punto di vista tecnico-scientifico. Un articolo su una rivista scientifica di prestigio internazionale infatti si contraddistingue per il rigore nella presentazione dei dati, dei risultati e delle metodologie. A differenza di quanto avviene sui giornali convenzionali, per pubblicare su una rivista scientifica è necessario rispettare una serie di regole molto rigide e passare l’esame di almeno due arbitri con riconosciuta esperienza sugli argomenti trattati. Dato che il prestigio della rivista dipende dal numero di referenze ai propri articoli, è nel suo interesse verificare attentamente che le proprie pubblicazioni rispettino con rigore i canoni del metodo scientifico.

Per confutare i contenuti di un articolo scientifico si deve pubblicare un altro articolo scientifico su una rivista di pari grado, per cui se i promotori del TAV o il governo non fossero d’accordo con quanto scritto, dovrebbero quanto meno fare una cosa di cui fin’ora non abbiamo trovato traccia: presentare dati credibili e verificabili. Nel governo tecnico del dopo Gelmini, i fondamenti del metodo scientifico non dovrebbero essere una novità.

L’articolo esamina gli aspetti tecnici del progetto TAV, considerando tutte le variabili ambientali ed economiche, come il consumo di energia, la produzione di gas serra, la composizione del terreno, il traffico transfrontaliero e la tipologia delle merci trasportate. Per ciò che riguarda le criticità ambientali, oltre al problema niente affatto trascurabile del rilascio di amianto e uranio in polvere nell’aria che respiriamo, si riportano anche i notevoli rischi idreogeologici e i problemi provocati dal rumore. Sappiamo che enormi quantità di acqua dolce potrebbero essere perse per sempre, o avvelenate. Sappiamo anche che con i tunnel scavati a grande profondità, i sondaggi effettuati in superficie non sono molto attendibili su quello che si troverà lungo il percorso, per cui in un tratto tanto lungo si potrebbero incontrare sorgenti d’acqua ad alta pressione e grandi laghi sotterranei, mettendo a rischio non solo le fonti idriche ma anche la vita delle persone. Da un punto di vista economico, si evidenzia la mancanza, nel progetto, di un’adeguata valutazione del rapporto rischi/benefici.

Sulla base dei dati raccolti, non si giustifica una spesa pubblica a 10 zeri per un’opera ad alto rischio ambientale e benefici inconsistenti. In estrema sintesi, i dati economici, le considerazioni energetiche, i problemi legali, l’impatto ambientale, i rischi per la salute, le esperienze negative di altri progetti e il buon senso suggeriscono che la linea ad alta velocità Torino-Lione non ha senso, non è una priorità e dovrebbe essere fermata subito.

A chi sostiene che il movimento NoTAV sia contro il progresso, i risultati di questo e altri studi scientifici suggeriscono l’esatto contrario. L’articolo conclude sostenendo che il progresso e il benessere non possono essere confusi con la crescita infinita. Il territorio italiano è piccolo e densamente popolato, le risorse naturali sono limitate, l’inquinamento e i rifiuti aumentano, i combustibili fossili sono vicini all’esaurimento. Progresso significa capire che ci sono dei limiti fisici alla nostra mania di costruire e trasformare la faccia del pianeta. Progresso significa ottimizzare, aumentare l’efficienza e la durabilità delle infrastrutture già esistenti, eliminando il superfluo ed investendo nella crescita culturale e intellettuale più che in quella materiale, usando il cervello più dei muscoli. Il TAV rappresenta l’esatto opposto di questa idea: uno spreco di risorse senza benefici.

Questa, quanto meno, è l’opinione di gran parte del mondo accademico, almeno a giudicare dai lavori fin qui pubblicati.

Comunque la si pensi, è innegabile che le posizioni del movimento NoTAV non sono un fenomeno di isteria collettiva, ma poggiano su solide basi scientifiche. L’auspicio di larga parte della popolazione della valle è che anche il governo riconsideri la questione su basi più credibili.

Fonte: testelibere.it