di Debora Billi

La vittoria di Pirro delle compagnie elettriche: il fotovoltaico non incentivato conoscerà un vero boom entro i prossimi 7 anni. Saranno dolori per le utilities.

Dal blog di Max De Carlo, sempre puntualissimo quando si tratta di elettricità, arrivano grafici e dati sull’ennesimo calo dei consumi elettrici in Italia. Il trend generale, depurato di tutti i fattori relativi a clima, temperature, e destagionalizzato, è quello di una lenta ma costante decrescita.

Nel dettaglio, il mese di Febbraio ha visto un calo dell’8,1% rispetto allo scorso anno (5,1% al netto dell’effetto “calendario”) per un totale di 25,7 miliardi di kWh. La produzione è all’83,2% italiana, a sua volta in calo di oltre il 14%. Le fonti maggiormente in calo sono quella termoelettrica, -23,9% e geotermica, -4,6%.

In aumento, come già da tempo, le fonti rinnovabili, con l’eolico quasi al +20, il fotovoltaico al +11 e l’idrico a +43%.

A proposito di rinnovabili, Qualenergia riporta un interessante studio Ubs che spiega come il fotovoltaico non incentivato, nei prossimi anni, conoscerà in Italia, Spagna e Germania un boom tale da “fare molto male” alle compagnie elettriche. La cosa in un certo senso ci diverte: ricordate la scorsa primavera la guerra tra le compagnie di produzione elettrica e l’energia rinnovabile, che era arrivata al punto da costare zero e aveva abbattuto gli utili delle compagnie? Queste ultime, rifiutando di arrendersi senza combattere, riuscirono a far abolire gli incentivi con la convinzione di porre un freno alla crescita continua del rinnovabile.

Ma è stata una vittoria di Pirro. Secondo Ubs:

In Italia, Germania e Spagna si prevede che da qui al 2020 verranno installati 43 GW di fotovoltaico ‘non incentivato’ con una conseguente riduzione della domanda elettrica e il crollo dei margini di guadagno dei produttori elettrici storici: le aziende più colpite saranno RWE, E.ON, Cez e Verbund, ma anche i bilanci della nostra Enel e della spagnola Iberdrola ne risentiranno.

Prezzi all’ingrosso in discesa libera, cali di prezzo anche di sera, impianti convenzionali fermi, discesa del load factor per carbone e gas. Come direbbe il prof.Bagnai, “non si può fermare il vento con le mani”. E, aggiungeremmo noi, non si può neanche fermare il sole con le lobby.

Tratto da: petrolio.blogosfere