Protestati

La crisi dello scorso decennio, avviatesi con il crack di Lehman Brothers e i cui effetti restano tangibili al giorno d’oggi nonostante una timida ripresa a livello continentale, ha aumentato il numero di coloro che non sono riusciti a far fronte ai propri impegni finanziari. Un contagio a macchia di leopardo, che ha toccato tutte le zone dello Stivale, ivi comprese quelle più ricche, spesso definite “locomotiva” del paese.

Protestati, quasi impossibile accedere al credito al consumo

Sulle modalità dei mancati pagamenti, però, va fatto un netto distinguo in base alle insolvenze: coloro che non sono riusciti a far fronte al pagamento di mutui e prestiti, ad esempio, vengono segnalati nella Centrale Rischi, uno strumento informatico al quale hanno accesso solo gli operatori finanziari, che lo consultano obbligatoriamente all’atto di una domanda di finanziamento avanzata da un cliente. Il discorso cambia radicalmente, invece, per i protestati, ovvero coloro che hanno emesso assegni in bianco (senza disporre della necessaria provvista sul proprio conto corrente) o non hanno fatto fronte al pagamento di cambiali accettate e vaglia cambiari: dal 2000, infatti, esiste un elenco informatico pubblico che, a tutela dei creditori passati e futuri, segnala i nomi dei soggetti insolventi.

Va da sé che ai segnalati, per quanto ovvio, viene di fatto preclusa ogni possibilità di accedere a qualsiasi forma di finanziamento, fatta eccezione, in alcuni casi, alla cosiddetta “Cessione del quinto dello stipendio“, che consente al creditore, ovvero la banca/finanziaria, di prelevare direttamente le rate dallo stipendio del cliente; anche in questo caso, però, la concessione è legata a doppio filo alla salute – che dev’essere ferrea – del datore di lavoro e ad un TFR accantonato di importo significativo. Non tutti, di conseguenza, hanno facilità ad accedere a questa particolare forma di prestito.

Conto correnti, massima discrezionalità ad ogni singolo istituto

Per i protestati, però, l’odissea non riguarda solo l’accesso al credito al consumo, ma anche quello ad uno strumento basilare ed essenziale del mondo del risparmio: il conto corrente. In Italia, di fatto, non esiste una legge che impedisca o obblighi le banche ad aprire un conto ad un protestato, lasciando piena discrezionalità, di conseguenza, ad ogni singolo istituto, che a sua volta, in certi casi, lascia ulteriore discrezionalità ad ogni singola filiale: non è remota l’ipotesi, quindi, che nella stessa banca venga respinta la richiesta da una filiale e accettata da un’altra. Se la legge non è chiara, sarebbe buona norma che ogni istituto di credito decida se aprire o meno conti ai protestati.

Ma nel paese degli Azzeccagarbugli e degli equilibri sottilissimi, si demanda spesso la responsabilità alla rete commerciale onde evitare spiacevoli danni d’immagine al nome, o meglio alle strutture centrali, dell’istituto. Aprire un conto corrente per i protestati, di conseguenza, non è semplice ma neppure impossibile: lo spiega nel dettaglio questo articolo, che può risultare particolarmente utile a coloro che hanno avuto una segnalazione nel registro informatico dei protesti. D’altronde, salvo il rilascio del blocchetto assegni, non si vedono ostacoli per l’apertura di un conto ai protestati, la maggior parte dei quali si trovano segnalati per l’impossibilità oggettiva a far fronte ai propri impegni e non per dolo o motivi truffaldini.