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In un mondo in costante connesione, siamo sicuri che Internet sia davvero sostenibile? Quanto consuma Internet ogni giorno? Ecco una breve panoramica sulla sostenibilità ai tempi del web e quali sono le iniziative dei colossi digitali per un futuro più green.

Internet e sostenibilità

Al giorno d’oggi è inconcepile immaginare di vivere in un mondo senza Internet: dal suo arrivo nel 1991, il World Wide Web è diventato l’asse attorno cui ruota la maggior parte della nostra quotidianità: basta una veloce verifica della copertura per capire subito quale offerta internet è più adatta a noi.

Se da un lato i vantaggi del Web sono sotto gli occhi di tutti, connessione globale, reperimento di informazioni, semplificazione della vita, dall’altra è difficile percepire la relazione tra i servizi che otteniamo e il consumo energetico che ne deriva.

Il settore IT consuma infatti più del 12% della richiesta globale di elettricità, con una stima di crescita annua del 45% fino al 2010: entro il 2022 circa il 60% della popolazione mondiale sarà attiva sul Web, con conseguenze drammatiche per l’ambiente. Già adesso, le emissioni di carbonio legate all’utilizzo dell’Internt of Things hanno superato persino l’industria aereospaziale: se le emissioni di C02 del trasporto aereo sono stimate intorno al 2,5% delle emissioni globali, Internet e l’infrastruttura che lo sostiene contribuiscono a oltre il 5% dell’inquinamento mondiale.

Quanto consuma Internet?

Non dobbiamo infatti dimenticare i meccanismi necessari al mantenimento di una rete globale: ogni sito web viene ospitato su un server in un data center, e ogni server necessita di un’incredibile quantità di energia per rimanere costantemente attivo ma anche per mantere bassa la temperatura dei server tramite i sistemi di raffreddamento. Un consumo di energia che trova nutrimento soprattutto nei combustibili fossili come carbone o gas. Ogni click, ogni mail, ogni minuto di streaming contribuisce ad aumentare i livelli di C02 nell’atmosfera ( 20 milligrammi di C02 immessi per ogni secondo online, secondo l’Università di Harvard) e i numeri sono destinati inevitabilmente a salire. Potrebbe non sembrare molto, ma sommando i miliardi di persone che navigano ogni giorno, si arriva a un consumo medio annuo di oltre 400 milioni di tonnellate di C02.

La crescita esponenziale di Yotube e di colossi come Netflix sta contribuendo non poco a peggiorare questa situazione: il solo traffico video online è responsabile dell’80% delle emissioni di C02 nell’atmosfera, l’equivalente del consumo annuo di un paese come la Spagna e, naturalmente, più alta è la definizione del video, maggiore sarà il consumo di energia necessario per guardarlo.

Internet sostenibile: i primi passi dei grandi colossi digitali

Negli ultimi anni, I grandi colossi digitali hanno iniziato ad adottare qualche cambiamento per una sostenibilità digitale e un futuro più green: Facebook ha aperto un data center nel nord della Svezia per sfruttare le temperature fredde del luogo come naturale sistema di raffreddamento dei data center, Microsoft sta testando un nuovo data center sottomarino e se Apple afferma che tutti I suoi data center siano alimentati completamente da energia rinnovabile, Google ha annunciato che sei dei suoi data center hanno centrato l’obiettivo zero sprechi.

Il rapporto di Greenpeace USA del 2017 “Clicking clean: who is winning the race to build a green internet” (“Cliccare pulito: chi sta vincendo la gara per dar vita ad un internet verde”) comparava l‘impronta energetica dei colossi it più diffusi: se da un lato, Apple, Google e Facebook si stavano muovendo nella giusta direzione, la piattaforma Netflix subiva una clamorosa bocciatura, poichè, nonostante sia una dei principali responsabili dello streaming video a livello mondiale, non ha assunto ancora un impegno concreto per staccarsi dalle fonti fossili a favore di quelle rinnovabili.