Negli ultimi anni è aumentato il numero delle azienda che hanno sposato la causa della Forest Footprint Disclosure Project. Il programma è stato lanciato nel 2008 dalla Global Canopy Foundation con il sostegno dal governo britannico. L’iniziativa ecosostenibile principale di questo programma è di rendere noto l’impatto ambientale sulle foreste delle attività d’impresa e della relativa catena di approvvigionamento con lo scopo di limitare il fenomeno della deforestazione su scala mondiale e salvaguardare il capitale naturale.
Rispetto al 2010, come indicato nel nuovo rapporto di valutazione annuale, diffuso ai primi di febbraio 2012, la lista delle adesioni è aumentata nel 2011 dell’11% includendo per la prima volta i resoconti di Walt Disney Company, Tesco UK, e Johnson & Johnson.
In totale , su 357 grandi compagnie contattate 87 hanno risposto positivamente fornendo i dati richiesti per il giudizio conclusivo.
Per calcolare la sostenibilità delle pratiche aziendali si prende in esame l’uso di cinque fondamentali beni – legno, soia, prodotti di allevamento del bestiame, olio di palma e biocarburanti – che rappresentano fattori di rischio per le foreste. Come sottolinea Andrew W. Mitchell, presidente di Forest Footprint Disclosure, ci sono valide ragioni perché il mondo degli affari si convinca a fare di più e presto per tutelare l’ecosistema forestale. Si tratta di comprendere che è in gioco la difesa della vita sulla Terra e la creazione della ricchezza stessa.
Molti consumatori, sensibilizzati dall’attivismo ecologista, hanno un crescente interesse a sapere se i prodotti acquistati in un negozio siano in grado di causare danni al pianeta. Forest Footprint Disclosure ha dalla sua parte un elenco di 70 importanti investitori istituzionali con attività gestite per oltre 7.000 miliardi di dollari chiamati a incrementare la responsabilità ambientale delle principali società internazionali attraverso la richiesta di maggiore trasparenza e impegno.
Le aziende intenzionate a rendere pubbliche informazioni e a ricevere un controllo sul proprio operato hanno la possibilità di essere segnalate mantenendo la loro buona reputazione e di ricevere inoltre specifica assistenza per migliorare l’impatto ambientale.
Il rapporto di Forest Footprint Disclosure fa emergere e valorizza l’operato di chi si è mosso al fine di limitare la distruzione del patrimonio forestale. In ciascuno dei 12 settori produttivi analizzati vengono messe in evidenza le aziende leader.
In cima a questa speciale classifica vi sono marchi come Nike (abbigliamento e calzature), Nestlè SA e Unilever (alimentari e bevande), British Airways (viaggi e tempo libero), Marks & Spencer (grandi magazzini), Reed Elsevier (editoria). Più in generale, ottengono buoni punteggi le aziende inglesi mentre dal Nord America e dai paesi in via di sviluppo si registra un significativo incremento della partecipazione.
L’indagine permette di conoscere anche quelle che sono le realtà disinteressate al progetto. Per il terzo anno consecutivo aziende leader del settore petrolifero e del gas come BP, Chevron, ExxonMobil, ConocoPhillips, Royal Dutch Shell, Total e Valero Energy hanno evitato di fornire risposte rifiutando di collaborare all’identificazione della loro impronta forestale.La stessa riluttanza mostrata da aziende come Patagonia e Whole Foods Markets che godono di credito ambientalista, altre aziende di importante caratura come Starbucks, McDonalds, Time Warner, Coca-Cola, Amazon e per l’Italia il Gruppo Cremonini e GEOX.