Secondo stime Fao, un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato, ben 1,3 miliardi di tonnellate all’anno. Ogni europeo, riferiscono fonti di Bruxelles, getta via in media 180 kg di alimenti. Miliardi di euro che potrebbero essere risparmiati e finiscono nella spazzatura, a causa di acquisti sbagliati, dimenticanza nel frigorifero o cattiva conservazione.
In Italia i numeri sono inaccettabili, secondo il Rapporto 2013 sullo spreco domestico di Waste Watcher ogni famiglia italiana butta in media circa 200 grammi di cibo la settimana: il risparmio complessivo possibile ammonterebbe dunque a circa 8,7 miliardi di euro. Secondo i monitoraggi di Last Minute Market, inoltre, in un anno si potrebbero recuperare in Italia 1,2 milioni di tonnellate di derrate che rimangono sui campi, oltre 2 milioni di tonnellate di cibo dall’industria agro-alimentare e più di 300mila tonnellate dalla distribuzione. Non è un caso, dunque, che negli ultimi mesi, soprattutto vista la crisi economica italiana, sia aumentata anche la sensibilità degli italiani intorno al tema degli sprechi. Il raffronto con il dato dell’anno scorso (55%) denota un’attenzione e una concentrazione decisamente superiore.

Cosa si sta facendo a livello nazionale

Proprio in occasione di quest’evento, per iniziativa del Ministro dell’Ambiente l’Italia ha deciso per la prima volta di dotarsi di un piano strutturato contro lo spreco alimentare in sintonia con quanto indicato dalla Commissione Europea: il Pinpas, ovvero Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare.
Il Pinpas, è stato inserito nell’ambito del Piano Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti e fra i suoi obiettivi primari riprende alcune richieste della Risoluzione 2012 del Parlamento Europeo: dimezzare lo spreco alimentare entro il 2025 e sollecitare l’istituzione dell’Anno Europeo contro lo spreco alimentare. Il Pinpas ambisce a produrre soluzioni concrete ed efficaci in termini di riduzione alla fonte della quantità di cibo che finisce tra i “rifiuti” sul breve, medio e lungo periodo. L’obiettivo è raggiungere entro il 2020 una riduzione del 5% dei rifiuti per unità di Pil dei rifiuti urbani, del 10% di quelli pericolosi e del 5% di quelli speciali.

 

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Come?
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In tal modo, il ristoratore influenza i comportamenti del cliente e il cliente influenza di rimando le scelte del ristoratore, in un circolo virtuoso che si autosostiene. Ti sei incuriosito? Vuoi scoprire dove si trovano gli Eco-Ristoranti Co.Va.R.14 e saperne di più? Visita il sito ufficiale cliccando qui.