Kiribati rischia di trasformarsi nell’isola del giorno prima. E in quella che non ci sarà più. Questo insulare minuscolo stato di 33 piccolissime isole sta pian piano affondando nel Pacifico e i suoi 800 chilometri quadrati di terra rischiano di scomparire a causa dell’effetto serra.
Secondo il governo locale l’innalzamento globale della temperatura starebbe portando con sé lo scioglimento dei ghiacci e il conseguente innalzamento dell’oceano. Un vero disastro per questi atolli alti poco più di qualche metro rispetto al livello del mare.
Anote Tong, presidente di questa ex colonia britannica conosciuta fino al 1979 come Isole Gilbert, sta tentando di salvare i suoi centomila cittadini con un’impresa mai tentata prima: spostare la popolazione su duemila ettari di terreni dell’isola di Vanua, nelle Fiji, acquistati per 9.6 milioni di dollari. Sarebbe la prima volta nella storia umana di un esodo dettato dal cambiamento climatico, un esperimento mai tentato prima.
Ma se qui da noi si parla del trasferimento come certo, lo stesso presidente prende la notizia con le pinze. Tong stesso ha definito l’eventuale acquisto, ancora non formalizzato, solo come “un’assicurazione sulla vita” per i suoi cittadini, soprattutto per i più giovani, in caso la situazione peggiori. “Per loro“, afferma Tong alla Associated Press, “il trasferimento non sarà dettato dalla scelta ma dalla mera sopravvivenza“.
I governi di entrambi i Paesi stanno studiando una soluzione per integrare i 100mila gilbertesi con gli 850mila figiani e non escludono di spostare parte degli abitanti su altre isole vicine. Nella guerra tra ambientalisti e negazionisti del global warming è difficile sapere quanto di vero ci sia in questa notizia. Anche gli scienziati sono divisi e non si hanno certezze sul reale innalzamento dei mari.
Torna alla mente l’iniziativa del presidente maldiviano Mohamed Nasheed, che il 17 ottobre 2009 aveva messo in guardia il mondo dall’innalzamento dei mari che avrebbe inghiottito il suo Paese tenendo una riunione di governo sott’acqua con tanto di maschera da sub e bombole.
La notizia era rimbalzata sui media internazionali alla velocità della luce ma lo scienziato svedese Nils-Axel Mörner, capo dell’Istituto di Geofisica e Geodinamica all’Università di Stoccolma, presidente della Commissione Inqua sulle variazioni del livello del mare e l’evoluzione costiera e leader della Maldive Sea Level Project, dopo aver studiato il livello dei mari maldiviani per un decennio, nel 2001 aveva trovato prove a suo dire schiaccianti di una sostanziale stabilità del livello delle acque.
Nelle Maldive come a Kiribati, alla guerra di cifre ed esperti si aggiungono le voci che considerano questi appelli solo come terrorismo ambientalista utile a questi microgoverni per ricevere attenzione mediatica e fondi dalle organizzazioni internazionali.
Dopotutto anche nel caso di Kiribati, l’ingente trasferimento di denaro andrebbe direttamente nelle tasche di un governo, quello figiano, retto da un regime di stampo militare. In attesa di ulteriori certezze, che probabilmente non arriveranno mai, la notizia vola da un capo all’altro del globo e la missione di Tong può dirsi in parte compiuta: anche alle nostre latitudini si parla finalmente del suo piccolissimo stato.
fonte: http://life.wired.it