«Il fallimento della conferenza sul clima di Copenaghen costerebbe all’economia mondiale 500 miliardi di dollari l’anno in investimenti aggiuntivi per recuperare il ritardo e tornare sulla giusta traiettoria». Chi lo dice? Greenpeace? Nicholas Stern, ribadendo il suo rapporto? Uno degli stati – isola che non hanno più nulla da perdere perché stanno per essere spazzati via dall’innalzamento dei mari? Sbagliato. La frase è di Nobuo Tanaka, direttore dell’Agenzia internazionale dell’energia (Aie). Se una delle istituzioni economiche più pacate e prudenti prende posizione con tanta determinazione vuol dire che il mondo sta cambiando.