290 miliardi sono i micro-rifiuti di plastica che galleggiano sulle acque blu del Mare Nostrum. Si stima che se l’inquinamento continuerà ai ritmi attuali, il Mediterraneo tra meno di 30-40 anni diventerà un mare praticamente morto, con un impatto economico a dir poco catastrofico per tutte le popolazioni che si affacciano sul suo bacino, per molte delle quali turismo e pesca rappresentano la più importante fonte economica.
I dati sono stati rilevati da due missioni del 2010 e 2011, denominate “Med – Mediterraneo in pericolo”. Si potrebbe pensare dunque al Mediterraneo come ad una discarica a cielo aperto, ormai simile alle tristemente più note “rubbish soup” (letteralmente “minestroni di spazzatura”) che galleggiano nell’Oceano Atlantico e nel Pacifico. Anzi il dato è ben peggiore: la discarica mediterranea presenta una concentrazione media superiore per chilometro quadrato.
Il 28 luglio avrà inizio una nuova missione che avrà come obiettivo principale il monitoraggio sugli spostamenti della spazzatura galleggiante, della sua trasformazione, del suo accumulo.
Verrà altresì prodotta una “carta esaustiva delle microplastiche galleggianti nel Mediterraneo all’orizzonte del 2014”, come ha spiegato Dumontet alla France Presse.
Fonte: LaStampa.it