Buco ozono

E’ stata la grande minaccia ambientale della fine del Ventesimo secolo: nel maggio di 25 anni fa fu rilevato un buco nello strato di ozono nella stratosfera sopra i ghiacci dell’Antartide e gli scienziati lanciarono l’allarme per il possibile pericoloso aumento delle radiazioni solari cancerogene. Lo strato di ozono protegge tutte le forme di vita sulla Terra dagli effetti dannosi dei raggi ultravioletti e il suo graduale esaurimento, dovuto alla dispersione di prodotti chimici nell’atmosfera, rischiò di far aumentare in maniera esponenziale i casi di cancro alla pelle e di cataratta, una minaccia tanto forte che costrinse i politici ad agire.

Due soli anni dopo la pubblicazione della scoperta da parte di tre scienziati britannici, la comunità internazionale aveva messo a punto il Protocollo di Montreal per ridurre e quindi mettere al bando l’uso e produzione dei gas responsabili del buco, i clorofluorocarboni (Cfc), utilizzati in una miriade di prodotti, dai frigoriferi agli spray. Il protocollo condusse alla messa fuori commercio dei Cfc in tutti i paesi sviluppati: nel 2009 tutti i paesi Onu avevano siglato il protocollo, che è considerato uno successo internazionale sul fronte ambientale. Ora, un quarto di secolo dopo la pubblicazione del lavoro che documentava l’esistenza del buco, uno degli scienziati autori della scoperta ricorda che questa avrebbe potuto non essere realizzata se non fosse stato per una combinazione di ostinazione e fortuna. “La mia idea è che la fortuna abbia giocato il suo ruolo, come in molte altre scoperte scientifiche” dice al quotidiano The Independent Jonathan Shanklin, che insieme ai colleghi Joe Farman e Brian Gardiner del British Antarctic Survey a Cambridge, raccolse sul campo i dati fondamentali. In quegli anni il governo di Margaret Thatcher era avaro di finanziamenti al mondo scientifico britannico: particolarmente minacciati erano i programmi di monitoraggio a lungo termine. Tra questi, quello che prevedeva la misurazione annuale dei livelli di ozono presso la stazione antartica britannica di Halley fin dalla fine degli anni Cinquanta. “Negli anni Ottanta il [continua…]

Fonte: LaStampa | Ambiente