Nata come alternativa all’agricoltura industriale in America Latina, l’agricoltura organica è una tecnica derivata dalle pratiche sviluppate nell’agricoltura biologica e biodinamica e nella permacultura, che considera le esigenze e le proprietà biologiche del terreno in cui si applica.

Per “ORGANICA” si intende una produzione di origine naturale, non manipolata geneticamente, ottenuta con metologie naturali, non intensive, senza additivi, esente da pesticidi, trattamenti bio-chimici che ne alterino l’intrinseco equilibrio naturale: le produzioni certificate “provenienti da agricoltura biologica” e “biodinamica” sono produzioni organiche e perciò sicuramente più sane, genuine, vitali.

“L’agricoltura organica non è più un fenomeno che riguarda solo i paesi sviluppati, ma è oggi praticata commercialmente in 120 paesi, con 31 milioni di ettari coltivati ed un mercato di oltre 40 miliardi di dollari nel 2006”, si legge in un rapporto della FAO presentato all’apertura dei lavori della conferenza internazionale su Agricoltura organica e sicurezza alimentare (3-5 maggio 2007).

“Gli elementi di maggior forza dell’agricoltura organica sono la sua indipendenza dai combustibili fossili ed il suo fare affidamento su mezzi di produzione disponibili localmente. Intervenendo con processi naturali incrementa l’efficacia dei costi e la resistenza degli ecosistemi agricoli nei confronti di condizioni climatiche difficili”, si legge nel rapporto.

“Gestendo la biodiversità nel tempo (rotazione delle colture) e nello spazio (sistema delle colture miste) gli agricoltori biologici usano il loro lavoro ed i loro servizi ambientali per intensificare la produzione in modo sostenibile. L’agricoltura organica inoltre rompe il circolo vizioso dell’indebitamento a cui sono costretti i piccoli agricoltori per acquistare i mezzi di produzione agricoli, che ha causato un allarmante numero di suicidi.”

Lo studio riconosce che “la maggior parte della produzione certificata dei paesi in via di sviluppo è destinata ai mercati d’esportazione” ed aggiunge che “quando coltivazioni commerciali certificate sono collegate con migliorie agro-ecologiche e maggiori redditi per i contadini poveri, questo porta ad una maggiore autosufficienza alimentare ed una generale rivitalizzazione dell’agricoltura su piccola scala.

È ormai compreso da tutti che non è più accettabile la forzatura a cui i consumatori sono sottoposti: dover mettere nel piatto dei propri figli alimenti dai contenuti tossici, cancerogeni, allergenici ecc., per la pura speculazione della corsa al massimo profitto industriale, operato principalmente dalle multinazionali del settore agroalimentare e delle sementi. Ad esempio la Monsanto ricava metà del suo fatturato annuale (34mila miliardi di lire) dalla produzione di erbicidi, di ormoni di sintesi e di sementi geneticamente modificate. E’ il terzo produttore del mondo di pesticidi e controlla il 10% del mercato mondiale. E’ una delle maggiori aziende del mondo nella produzione di sementi geneticamente modificati (capaci di resistere agli stessi erbicidi prodotti dalla stessa Monsanto).

Per approfondire ecco un’interessante video intervista a Jairo Restrepo Rivera, un agronomo colombiano membro della rete Mashumus, che si occupa di diffondere l’agricoltura organica tramite seminari che aiutano gli agricoltori a rendersi indipendenti dall’utilizzo di fattori di produzione esterni.

Questo è il sito che promuove questa tecnica in Italia: http://www.agricolturaorganica.it/