Sahara, graffito paleolitico

Sahara, graffito paleolitico

Grazie ad progetto basato su antiche tecniche, ben 80 oasi rinasceranno nel Sahara. Si è riusciti infatti a recuperare le “foggara”, tipiche gallerie che catturano l’umidità notturna trasformandola in acqua.

Un ottimo  risultato nella lotta contro la desertificazione. L’iniziativa è stata finanziata dal governo regionale algerino dell’Adrar e promossa dall’Itki,  l’Istituto  per  le conoscenze tradizionali, collocato dall’Unesco a Firenze.
I graffiti paleolitici saranno dunque salvati, che con le loro immagini di elefanti testimoniano che al tempo, 15 milioni di anni fa, la zona era tutt’altro che desertica.

L’Algeria ha stanziato 5 milioni di euro per recuperare le foggara, grazie ad una tecnica molto antica basata sulla capacità di estrarre acqua dall’umidità notturna. Le foggara sono una rete di gallerie orizzontali che si sviluppano sotto la superficie del deserto, in grado di catturare la condensazione che si forma sulle pietre. Questo metodo evita di intaccare il patrimonio idrico delle falde di acqua fossile, che non si rialimentano con l’acqua piovana.

La desertificazione minaccia 1/4 delle terre del pianeta e oltre un miliardo di abitanti nei 100 Paesi maggiormente interessati.
Il Sahara avanza e per fermarlo è spesso più conveniente ricorrere a queste tecniche tradizionali che a metodi che comportano alti costi economici ed energetici. Grazie alle prime foggara 50 famiglie hanno deciso di non abbandonare la loro terra per andare a vivere in città. Questo importante intervento permetterò loro di mantenere un palmeto che consente la vita all’intero villaggio.