Idrocarburi nel fiume Lambro

Anni di controlli, bonifiche e sforzi andati in fumo in poche ore. Da ieri il Lambro è tornato ad essere il fiume nero della Lombardia. E il rischio ora è che l’allarme si estenda al Po, eventualità che si sta cercando di scongiurare ad ogni costo. Monza, Milano e nelle ultime ore anche Lodi e Piacenza. Tutti in allerta per il disastro ambientale causato da un’ondata di gasolio e oli combustibili fuoriusciti da un’ex raffineria che secondo la legge non avrebbe neppure dovuto contenerli. Non almeno in quei quantitativi. L’epicentro a Villasanta dove ha sede la Lombarda Petroli, raffineria chiusa nell’84 ma che fino allo scorso anno rientrava nell’elenco regionale delle aziende a rischio 8 sottoposta alla cosiddetta direttiva Seveso.

È qui che nella notte tra lunedì e martedì gli idrocarburi hanno cominciato a fuoriuscire da alcune cisterne. Un atto doloso è l’ipotesi investigativa data oramai per certa. Del resto sarebbe difficile pensare altrimenti considerato che le valvole che regolano i tre silos interessati sono state ritrovate spaccate. I carabinieri hanno sequestrato una videocamera di sicurezza che però potrebbe non fornire elementi decisivi essendo posizionata all’altezza del cancello d’ingresso dell’area. Un giallo, dunque, su cui si sta muovendo la Procura di Monza che ieri pomeriggio ha sentito Giuseppe Tagliabue, uno dei due fratelli titolari della Lombarda Petroli, vastissima area industriale di cui una parte ceduta per un intervento edilizio. L’altro fratello sarà sentito dai magistrati questa mattina. Nessuno di loro risulta indagato. Più di un punto in realtà è da chiarire, a cominciare dalla resistenza incontrata ieri mattina dai tecnici di Brianzacque, società che gestisce il depuratore e dalla Polizia provinciale da parte di alcuni dipendenti dell’insediamento industriale.

Un episodio che ha lasciato senza parole [continua…]

Fonte: ilGiornale.it – Simona Calvi