Energia nucleare

Yoshihiko Noda, primo ministro giapponese,  ha ribadito la volontà del Giappone di uscire dal nucleare “a medio e a lungo termine”.

Il premier ha ricevuto ieri una delegazione di oppositori del nucleare che da mesi organizza settimanalmente un sit-in davanti agli uffici del governo. Noda ha riaffermato che il suo governo sta preparando un nuovo piano energetico per il 2030. I potenziali piani previsti sono tre: il primo prevede comunque una quota di produzione di energia nucleare compresa tra il 20 e il 25% , il secondo al 15% ed il terzo invece esclude del tutto il ricorso a questo tipo di fonte.

Prima dell’incidente alla centrale nucleare di Fukushima, avvenuto un anno e mezzo fa a seguito dallo tsunami provocato dal sisma dell’11 marzo 2011, l’energia nucleare copriva il 30% dei consumi eleettrici e le autorità prevedevano un aumento di questa quota fino al 53%.
A seguito del disastro nucleare erano stati spenti progressivamente tutti i 50 reattori nucleari presenti in Giappone al fine di procedere a verifiche di sicurezza; successivamente il governo aveva autorizzato la riaccensione di due reattori della centrale di Oi, decisione che ha scatenato la collera degli antinuclearisti che da allora hanno avviato le manifestazioni settimanali.