– di Enzo Pennetta –

Nel grafico la temperatura effettivamente registrata tende a sforare verso il basso la banda di quelle previste nel caso che il riscaldamento globale fosse effettivamente dovuto alle emissioni di CO2.

Le temperature non seguono l’andamento delle previsioni che vedono nella CO2 la responsabile dei cambiamenti climatici.

Ma Obama decide che per gli USA è giunto il momento di combattere le emissioni di CO2.

Il 26 febbraio scorso è comparso su Climate Monitor l’articolo intitolato Il Global Warming latita, ma i modelli insistono, nel quale si riferisce che il capo dell’agenzia ONU sui cambiamenti climatici ha affermato che negli ultimi 17 anni non si è avuto alcun aumento delle temperature, come riportato :

THE UN’s climate change chief, Rajendra Pachauri, has acknowledged a 17-year pause in global temperature rises…

Risalta quindi maggiormente la dichiarazione fatta dal Presidente Obama nel suo discorso sullo stato dell’Unione del 12 febbraio scorso, con la quale si impegna a combattere i cambiamenti climatici sulla scia del fatto che 12 degli anni più caldi sono stati registrati tra gli ultimi 15:

for the sake of our children and our future, we must do more to combat climate change. Now, it’s true that no single event makes a trend. But the fact is the 12 hottest years on record have all come in the last 15. Heat waves, droughts, wildfires, floods — all are now more frequent and more intense.

Sembra che si tratti di un fatto davvero increscioso che il Presidente degli USA non disponga dei dati aggiornati per prendere le sue importanti decisioni.

Ma deve trattarsi di un difetto non nuovo, e certamente non degno della prima potenza mondiale, infatti nello stesso discorso sullo stato dell’Unione il Presidente Obama ha posto molte speranze nell’energia eolica:

Last year, wind energy added nearly half of all new power capacity in America. So let’s generate even more. 

 Ma anche in questo campo le cose sembrano stare in modo diverso, in uno studio riportato su Science Daily con il titolo Rethinking Wind Power, e ripreso ancora una volta suClimate Monitor, si evidenzia come l’energia del vento non potrà che essere del tutto marginale nella produzione di energia elettrica:

Il limite teorico del potenziale dell’energia eolica è enorme, a patto che si accetti di coprire il Pianeta di turbine. A quel punto però si deve tener conto dei limiti pratici del mondo reale. Mettere impianti dove non c’è vento è inutile, così come è poco remunerativo metterli dove lo sforzo logistico per il loro esercizio e per il trasporto dell’energia è eccessivo. Le capacità quindi si riducono, gli impianti sono costretti a crescere di dimensioni e i problemi di cui sopra diventano forse significativi, specie con grandi aspirazioni produttive. E quindi, aggiunge Keith, è giusto chiedersi se è leggittimo aspirare ad un obbiettivo di produzione del 3% fabbisogno mondiale, circa 10 Terawatt, oppure se l’asticella sia molto più in basso, 3 terawatt, cioè lo 0,1% fel fabbisogno.

Se quindi, come affermato da Obama, lo scorso anno l’energia eolica è stata la metà delle nuove capacità energetiche dell’America è solo perché tale incremento deve essere stato modesto e perché si sono sfruttati i siti migliori a disposizione, ma sarebbe stato onesto dire che il target per questo tipo di energia è solamente dello 0,1% del fabbisogno, una cifra che definire irrisoria è riduttivo.

Questo è dunque il modo in cui vengono prese le decisioni dai Presidenti degli USA?

Se informazioni superate o semplicemente errate, se meccanismi dello stesso tipo vengono abitualmente impiegati per prendere le decisioni di politica estera, non solo si spiegano i risultati fallimentari di un decennio di guerre, ma c’è veramente da continuare a preoccuparsi.

Fonte: Critica Scientifica